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libro primo. | 25 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'Utopia e La città del Sole.djvu{{padleft:49|3|0]]ranno, e vendendo ad altri molto cari i privilegi. Gli persuade alcuno che stringa i giudici a dispensare in ogni cosa a favore del dominio regale, e facciali venire a litigare innanzi a sé, perchè cosi non vi sarà alcuno tanto stupido, che per aggradirsi al re non trovi qualche via di calunniare. Contendendo dunque i giudici in cosa chiarissima, si viene in dubbio della verità, e può il re a suo comodo interpretare la legge; gli altri o per vergogna o per timore staranno addietro, e così darassi arditamente la sentenza, quando che basta al re potersi mostrar giusto torcendo le leggi, ove gli pare, e ciò che più importa, vogliono i religiosi giudici che non si disputi la causa regale. Consentendo tutti nel detto di Cassio: che non basta ogni gran tesoro a quel principe che debba mantenere un esercito; e che non può il re far cosa ingiusta, ancorché ne fosse bramoso, perch’ egli è padrone del tutto, e tanto è proprio di ciascuno, quanto la sua benignità non gli leva; e che importa assai al principe, al quale appartiensi di difendere il popolo, studiare che quello non sia per delizie e libertà morbido; le quali scuse lo fanno ardito a non sopportare i duri e giusti imperj, ma la povertà lo fa paziente, e priva i nobili di ardire di ribellarsi. Or pensa ch’io levandomi persuada, che questi consigli sono al re disonesti e perniciosi, il cui onore o sicurezza consiste piuttosto nelle forze del popolo che nelle sue, e mostri gli uomini eleggere il re, acciocché con istudio e fatica di quello essi stiano comodamente e siano da ingiurie sicuri, perchè è ufficio di principe portarsi verso i sudditi da pastore, il quale pasce le pecore, non sè stesso. Le contenzioni poi regnano più nei poveri, I quali specialmente studiano a cose nuove, e con speranza di guadagno sono arditi ad ogni impresa. Se fosse un re tanto da poco ed odiato dai suoi, che non potesse tenerli soggetti senza far loro ingiuria o impoverirli, fia meglio ch’egli rinunzi il regno, che tenerlo con tali arti, con le quali tiene la signoria, ma perde