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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'Utopia e La città del Sole.djvu{{padleft:72|3|0]]veli, cera, sevo e cuoio, ed anco animali, portano ad altre regioni, alle quali donano del tutto la settima parte, in pro degli indigenti, ed il rimanente vendono per mediocre prezzo. Di questo commercio riportano a casa non solamente le merci, delle quali hanno bisogno nell’isola, che è per lo più il ferro, ma eziandio buona somma d’argento o di oro. E da tale continua consuetudine sono di tali cose mirabilmente copiosi. Perciò non hanno differenza dal dare in credenza a toccare il danaro, anzi fanno il più in crediti. Benchè fanno pubblici istromenti, e vogliono che vi concorra l’autorità dei luoghi, ove danno in credenza, e questa riscotendo a tempo i danari dei debitori, li mette nell’erario e ne cava la usura fin a che gli Utopiensi li dimandano; i quali non mai riscuotono di quelli la maggior parte, non parendo loro cosa giusta pigliare dagli altri quello, di che essi non si accomodano, e i debitori pigliano frutto. Quando avviene che vogliano prestare ad altra città danari, li pigliano da quella che è loro debitrice; ciò pur fanno accadendo guerreggiare, al che riservano tutto quel tesoro, che tengono nell’erario per servirsene negli estremi pericoli e subiti casi (specialmente quando soldano con grossi stipendj soldati esterni, i quali più volentieri mettono in pericolo che i loro cittadini) perchè sanno di certo che gl’inimici ancora si sogliono comperare con danari. A quest’effetto conservano un tesoro inestimabile, non già come tesoro; ma mi vergogno narrare in che modo lo tengono, temendo che non mi sia creduto, specialmente che io non lo crederei a me stesso, se cogli occhi propri non l’avessi veduto. Ed è necessario che ogni cosa sia meno credibile, quanto ella è dai costumi di chi la sta ad udire lontana; benchè l’uomo prudente forse meno si meraviglierà, vedendo i loro istituii tanto dai nostri dissimili, se ancora l’uso dell’oro e dell’argento più si accomoda ai loro costumi che ai nostri. Certamente non usando essi il danaro, ma tenendolo per quei casi che forse non avvengono mai, l’oro e l’argento non è più