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RAGIONAMENTO 111

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu{{padleft:127|3|0]]Silio Italico accennando nell’ottavo libro alla origine de’ piceni, lasciò scritto, ch’erano discesi da Pico figliuol di Saturno e padre di Fauno: Strabone e Plinio si accordano a volerli originati da’ sabini: le nostre monete, se pur non siamo in errore, pare che ci annunzino vera la testimonianza del primo, senza dichiararci falsa quella de’ secondi. Conciosiachè ci serbano elle molto probabile memoria, che una colonia composta di giovani presi tra le diverse genti cistiberine, non esclusa la sabina, in adempimento del sacro voto d’una primavera, dietro l’usata scorta dell’irpo salisse alle cime più alte dell’apennino e di colassù scendesse a stabilirsi ed abitare i colli e le pianure prossime all’adriatico. Un tale accordo di scrittori antichi e di monumenti anche più antichi, noi lo riputiamo molto più autorevole e veridico che le sentenze di que’ moderni che non han voluto prestar fede a Silio Italico e nell’attenersi al racconto di Strabone e di Plinio non si sono presi alcuu pensiero di porlo a confronto di que’ soli monumenti che i piceni ne hanno tramandati, a fine anche di farci conoscere i proprj natali. Dalle opinioni di costoro eziandio noi dobbiamo scostarci. Teniamo che sia favola quella dell’uccello picchio, il quale secondo natura non potè mai, come altrove vedemmo del lupo, farsi condottiere di cotali trasmigrazioni: e ad un tempo teniamo che sia istoria quella di Pico, il quale di re divenuto iddio, diede il suo nome alla nazione picena. Senza smarrirci in ulteriori erudizieni e citazioni, rimandiamo chi ne vuole di più alla Disertazione di Michele Catalani della origine de Piceni. Fermo 1777.

Dal riscontrare tra le monete fuse e coniate di Todi molti di que’ simboli che avevamo veduti mettersi in mostra da’ popoli cistiberini, come insegne proprie e nazionali, conchiudevamo che i tudertini erano di origine non diversa da’ cistiberini. Rinnoviamo qui il nostro discorso. La testa dell’iddio scolpito su la prima moneta coniata di Todi è quella medesima che vedesi nell’asse di Atri: ed è per l’arbitrio degli artefici diversi che in Todi vien rappresentata in profilo, in Atri di faccia. Pongasi mente ad una differenza anche più grave. In Todi non tenea quest’iddio il primo luogo, dato all’aquila e al corno d’abbondanza di Giove, perchè Giove colà era la prima divinità: per opposto in Atri il dio Pico occupa la prima e più nobile sede, perchè i piceni; a lui più solennemente che ad altri eransi consacrati, e da lui prendevano il nome. L’irpo truovasi ne’ due paesi in tale giacitura, che mal saprebbesi l’un dall’altro distinguere: e ciò a significare, che la colonia picena ebbe a guida nella sua trasmigrazione l’irpo, come avealo avuto la colonia tudertina. Comune altresì alle due genti è il cantaro e l’ancora: e ripetiamo in Atri ciò che dicemmo in Todi, che queste insegne cioè s’erano adoperate a far conoscere la diversità delle nazioni cistiberine che inviati aveano a Todi i loro coloni.

Tra gli atriani e i cistiberini le relazioni sono di molto più ampie. Mercechè Pico in Atri non è che su la moneta e nel nome de’ piceni, nelle

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