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RAGIONAMENTO CL. I. 41

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu{{padleft:57|3|0]]Testimonj veridici della prima diminuzione di peso nella moneta romana ne sono i sestanti e le oncie, che quivi furono la prima volta coniate. Que’sestanti pesano un’ oncia, e quelle oncie sono appunto la metà de’ sestanti. Su queste monete con tanto maggiore sicurezza possiamo stabilire il peso dell’asse romano nelle sei oncie, quant’era più facile il determinare il peso di questi piccioli metalli prima di sottoporli al conio.

Il decusse della prima tavola supera le trentanove oncie, e un de’ tripondj della tavola seconda supera le undici. Questi due pesi tanto è più certo che si riferiscono ad un asse di quattr’oncie, quanto la differenza in più o in meno del metallo di queste due monete era più difficile in tanta grandezza. E quando una qualche alterazione anche qui avesse avuto luogo, divisa questa nelle tre libre del tripondio viene di molto a diminuirsi, nelle dieci libre del decusse al tutto si annienta. I sestanti e le oncie coniate confermano mirabilmente il fatto di queste quattr’oncie.

Il secondo tripondio della tavola seconda eguaglia esattamente il peso di nove oncie; il dupondio quello delle sei. Che se a queste due monete aggiungansi i trienti, i quadranti, i sestanti e le oncie coniate, che abbiam rappresentate nella parte sinistra della tavola III. C.; non può rimanervi dubbio sul peso di tre oncie, che fu un tempo quello dell’asse romano. A questo tempo si possono giustamente riportare il semisse fuso che porta scolpita la L arcaica, il sestante e l’oncia coniata che portano la spiga sopra la prora, come abbiam fatto disegnare nelle due tavole III. B., e III. G. Nulla diciamo della significazione di quelle spighe e di quegli L che truovansi eziandio nelle parti coniate minori del semisse. Un tal discorso apparterrebbe alle monete delle famiglie romane, che noi ora non abbiamo in animo d’esaminare.

Nella parte destra della tavola III. C. la prima serie è quella del famoso asse sestantario, la seconda quella dell’asse onciale, la terza dell’ asse semonciale.

Le nostre monete ne indicano altre diminuzioni tra mezzo alle sei, di cui abbiam recate le pruove: ma nel rintracciarle e metterle in veduta non ritroviamo per ora un grande interesse per questa dottrina della moneta romana di bronzo.

Conchiuderemo avvisando gli studiosi, che la prima epoca ebbe una lunga durata, come si può argomentare dalla quantità della moneta romana della prima grandezza. La moneta delle varie diminuzioni è molto meno copiosa : quantunque i romani de’ primi secoli non avessero a provedere se non a proprj bisogni; laddove ne’ secoli seguenti dovessero fornire la moneta necessaria non al solo commercio civile e nazionale, ma a quello altresì de’ popoli che aveano conquistati. Dunque la moneta romana diminuita ebbe un corso molto breve: il qual fatto comparirà anche più ragionevole, se si consideri, che la molta comodità de’ conj non poteva lasciare che avesse una lunga vita la precedente arte della fusione.

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