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RAGIONAMENTO CL. I. | 49 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu{{padleft:65|3|0]]vita più necessarie. Vogliono che dopo Saturno giugnesse a questi lidi un Ercole sterminatore di masnadieri e di ladroni, e li liberasse segnatamente dalla presenza e dalle atrocità d’un tal mostro, che dalla malvagità sua medesima prendeva il nome di Caco. Per ultimo con unanime accordo ne attestano, che, accaduta appena la distruzione di Troja, un Enea, che per levarsi forse al di sopra della condizione di fuoruscito, e mercarsi le onoranze tributate a’ semidei, spacciavasi figliuolo a Venere, si fece condottiero d’una numerosissima schiera di profughi, e dalla Frigia per la via del mare qua con essi ricoverò. Vogliono che da principio avesse guerra in luogo d’ospitalità; ma che ben presto auguste nozze gli conciliassero l’alleanza de’ principi della provincia; che stabilisse quivi a se medesimo, un regno al cui reggimento non presiedesse se non per poco, quantunque nella discendenza di lui si consolidasse e si facesse diuturno per modo, che i frigj divenissero con gli aborigeni e co’ pelasgi un solo popolo, governato da un capo, uscito dalla reale stirpe di Troja, e che il paese acquistasse così quell’ingrandimento di popolazione e di civiltà che prima non avea. Tra le deliberazioni più solenni prese in tale occorrenza da questi popoli così riuniti, pare fosse la scelta della divinità che proteggesse la confederazione, e del luogo ove raccogliersi in grandi assemblee cosi religiose come civili. Giove fu il dio tutelare, e il monte che levavasi più alto in mezzo al paese parve alle adunanze il più opportuno. Su la cima di questo adoravasi Giove: e a quella falda del monte, da cui tuttora scaturisce la celebrata acqua ferentina, si tenevano le civili adunanze. Lazio chiamossi tutto il paese, latino il nuovo popolo, e laziale fu detto il monte, laziale la divinità a cui il monte era sacro.
Se pur non siamo in errore, una parte almeno di questa storia a noi pare adombrata nel figurato e simbolico linguaggio delle nostre monete. Il bifronte ne indicherebbe l’unione de’ frigj co’ pelasgi: il Mercurio, che nell’asse si congiunge al bifronte, sarebbe il nume o il condottiero de’ pelasgi medesimi: la dea che è ne’ due primi assi, sarebbe la Venere che fu madre al condottiere de’ frigj: l’altra dea che è ne’ semissi della terza e quarta serie, è da noi riconosciuta per una Minerva Ergane più che per qualsiasi altra dea: finalmente l’eroe guerriero che è in tutti quattro i semissi, rappresenta per noi lo stesso Enea. Sarebbe questa la meno improbabile interpretazione del bifronte e delle quattro teste, secondo la corta nostra veduta.
Fulmini e ghiande, falci e clave, caducei e delfini, mani aperte e spole, conchiglie ed astragali, sono i simboli che s’accompagnano alle teste descritte. Continuando l’interpretazione, doneremmo al Giove laziale il fulmine e le ghiande, la quale attribuzione vien confermata dalla moneta coniata; perchè quando si vollero tradurre questi due simboli dalla fusione al conio, si trasformarono in un vero Giove in quadriga armato di fulmine, come può vedersi nelle monete della tavola XII., che hanno il Giove in qua-