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RAGIONAMENTO | 79 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu{{padleft:95|3|0]]mente, se non in frotte e in brigate, battendo nacchere e timpani, suonando pifferi e cantando allegri ritornelli. Poteva altresì essere nella natura di quegli antichi esuli, che rattemperassero l’acerbità di quelle loro partenze col conforto di cotali armonie.
Ci uniamo al Lanzi nel riconoscere il nome primitivo di questa città originato dal tudes martello presso Festo ma con lui non ci accordiamo nel discorso. Imperocché stimiamo, che questa senza più sia la unica e sola etimologia di quel nome, ora che abbiam si forte ragione di credere, che da’ latini, di cui è propria la voce tudes, sieno derivati i tudertini. Dunque la mano armata di cesto e la doppia clava scolpita nel triente, diciamo che non si possono con più semplicità interpretare, di quello che riconoscendole per simboli della efficacia di quel nome. Le mani, e meglio le armate furono il primo martello che la natura diede all’uomo, quindi le mazze: il martello di metallo non può essere nato coll’uomo. I simboli del quadrante, del sestante e dell’oncia s’incontrano nella moneta cistiberina, meno la cicala: e questa identità potrebbe pure prendersi per argomento della varietà delle genti cistiberine, che insieme co’ latini e co’ rutuli inviarono a Todi loro coloni. La cicala che presso gli ateniesi dicesi adoperata a significare un’origine tutta propria e indipendente, non può aver questo uffizio in Todi, tutta intesa a mostrarci d’ esser nata da’ rutuli e dagli altri popoli cistiberini.
Al di qua dell’Apennino Todi è la sola città fuor di Roma, che abbia moneta fusa di peso doppio e diverso. Studino i dotti la verità di questo fatto nella Tavola seconda, e sieno avvisati, che dove il peso delle monete della prima tavola tocca quasi le ott’oncie, com’abbiam detto, il peso di queste viene a corrispondere ad un asse di tre oncie ed anche meno. La seconda osservazione che non deve qui lasciarsi sfuggire, è quella dell’asse sempre mancante alla moneta tudertina della seconda epoca. Ma diciam più vero: le due imagini dell’asse non mancano: son publicate dall’Arigoni, dall’Olivieri, dal Passeri, dal Lanzi, ma non mai col segno della libra, bensì con quello del semisse e del triente. Premettiamo per ultimo un terzo fatto che è quello della moltissima frequenza della moneta tudertina in questa seconda epoca, non pure in confronto di quella dell’epoca prima, ma eziandio a fronte di tutte le altre officine poste al settentrione di Roma.
Di questo triplice fatto non è difficile il trovarne la vera origine. Le città tutte umbre ed etrusche, ch’ebber moneta in un primo tempo, l’avrebbon certamente avuta eziandio in un secondo, se avesser potuto costantemente mantenersi in una medesima indipendenza e libertà di diritti. Ma quella Roma che volea l’impero del mondo intero, fattasi padrona della provincia meridionale, passò dipoi al conquisto della settentrionale, contro la quale mostrossi sì inflessibile, che i soli tudertini poterono impetrare da lei di continuare nell’uso della moneta propria. Ignoriamo la cagione di tale par-