< Pagina:L'astronomo Giuseppe Piazzi.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

PIAZZI E MICHEL ANGELO MONTI. 119

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'astronomo Giuseppe Piazzi.djvu{{padleft:128|3|0]]«e piacemi rammentare le opere del grande Astigiano, e tra queste specialmente la Tirannide, per addimostrare quanto alti fossero e vigorosi i di lui intendimenti, e com’ei non si peritasse in quei tempi di dubbi e di sospetti imprimere nel nostro animo giovanile l’amore della libertà, e l’odio alla tirannia.[1]»

Ne’ colloqui famigliari, facile, allegro e apertissimo, tanto che sarebbesi potuto dire peccasse talora persin d’imprudenza. Il Gallo, amato di paterno affetto dal Piazzi, al quale — com’e’ stesso confessa — deve i felici risultamenti della sua carriera, e cui, sebben giovinetto, volea commensale fra’ più dotti uomini di Sicilia, così ci scriveva: «Il Piazzi era vivacissimo ed irritabile come un poeta; ed io una volta scherzando nello scorgerlo impazientito col suo amicissimo p. Michel Angelo Monti, mio maestro d’oratoria e poetica, di carattere freddo e pacato, gli dissi: «In questo momento scorgo l’astronomo in Monti e il poeta in Piazzi.» Ne risero amendue, e Piazzi, rivolto al Monti, soggiunse: «Ma non vedi, che anche il tuo scuolaro ti dice, che hai nell’anima il gelo delle Alpi?[2]» Monti invero era un poeta classico, di squisitissimo gusto,

  1. Lettera di G. Cacciatore, Direttore dell’Osservatorio di Palermo, a B. E. Maineri, pubblicata la prima volta per intiero dalla Valtellina di Sondrio, n.º 239, 27 gennaio 1866, anno VI.
  2. V. lettera di Agostino Gallo, diretta al teologo L. Guicciardi di Ponte e a B. E. Maineri, pubblicata dalla Valtellina, il 2 febbraio 1865, n.° 270.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.