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168 l’edera

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'edera (romanzo).djvu{{padleft:170|3|0]]Signore è misericordioso, e la sua bilancia pesa le buone e le male azioni meglio del come possiamo pesarle noi...

Annesa entrava ed usciva, e udì le parole del vecchio «cavaliere». Se avesse potuto sorridere, ella che non credeva in Dio e in una giustizia sovrumana, avrebbe sorriso: ma pensava ad altro!

— Avete finito? — domandò zio Cosimu, mentre ella versava fuor della porta l’acqua con cui donna Rachele aveva lavato il cadavere.

Ella s’avvicinò al focolare e fece cenno di no. Non parlava più: le sue labbra sembravano sigillate. Paulu riprese:

— Non pesino le mie parole sul morto, ma credo che la bilancia eterna abbia bisogno di tutta la misericordia del Signore per...

— Figlio di Sant’Antonio, — proruppe di nuovo zio Cosimu, — non hai capito che non ti conviene di parlare così? Sta attento...

— Ma, infine, che ho da temere? — esclamò Paulu. — Spero non diranno che l’ho fatto morire io...

— Eh, possono dirlo, invece, — rispose il vecchio, abbassando la voce. — Eppoi non si tratta di questo, ora. Si tratta di pregare o... di star zitti.

— Eppoi! Eppoi!... — disse don Simone, agitando una mano in aria. E dopo un momento di silenzio aggiunse: — Egli non era poi così cattivo, no! Egli voleva farci del bene. Forse noi non abbiamo saputo trattarlo nè conoscerlo. Lo abbandonavamo ogni giorno di più, lo lasciavamo solo, ci

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