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172 | l’edera |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'edera (romanzo).djvu{{padleft:174|3|0]]avete chiamato, anghelos santos! Che male avete fatto!
Donna Rachele mise sul tavolo un involto, e sospirò. E sebbene con ripugnanza, sostenne la menzogna di Annesa.
— Egli aveva di questi accessi quasi tutto le sere. Il medico aveva ordinato un calmante che riusciva sempre efficace. Stanotte però il male è stato così forte ed improvviso che Annesa non ha fatto in tempo a versare il calmante nel bicchiere. Abbiamo trovato quest’involto fra i materassi, e non l’abbiamo aperto aspettando che lei venisse.
— Apritelo pure, — disse prete Virdis. — L’altro giorno egli mi aveva consegnato le sue cartelle e il suo testamento...
— Tutto è in buone mani, — mormorò donna Rachele, svolgendo il pacco trovato fra i materassi.
Ma Paulu, che s’era avvicinato per guardare, emise un’esclamazione di rabbia, si strinse la testa fra le mani, e cominciò ad agitarsi.
— Egli aveva mandato via di casa il testamento? Mi credeva dunque capace di falsificarlo! Sono dunque giudicato così vile? E anche lei, prete Virdis, anche lei mi ha giudicato così vile?
— Pensiamo ad altro! — rispose il prete, agitando il fazzoletto. — Io ho compiuto la sua volontà, e null’altro. Ora pensiamo a seppellirlo, poi parleremo del resto. Tu, Paulu, andrai a dar l’avviso al sindaco; io penserò ai funerali...
— Io? — gridò Paulu, battendosi le mani sul petto. — Io me ne vado subito in campagna. Nes-