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186 | l’edera |
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— Sei tu? — disse, sollevando le mani, spaventata. — Che vieni a fare? Ti cercano, sai: hanno guardato in tutte le case del vostro vicinato e aspetto che da un momento all’altro vengano qui. Non sono andata a letto perchè son certa che verranno!
— Ma è vero, dunque? — domandò Annesa con voce sorda. — E Paulu?
— Paulu non è tornato; almeno non era tornato, poco fa. Gli altri son tutti arrestati, tutti, anche Rachele.
— Anche lei? — disse Annesa. E si gettò per terra, come fulminata dall’orrenda notizia.
Credendola svenuta, la donna si chinò per sollevarla; ma ella la respinse, s’alzò, si battè un pugno sulla bocca, quasi per impedirsi di parlare. E volse le spalle, per andarsene.
— Senti, figlia mia, dove andrai? — gridò la donna.
— Dove volete che vada? Torno a casa: chi c’è là?
— C’è un carabiniere che aspetta il ritorno di Paulu. Ma Paulu certo non tornerà: certo ci sarà stata qualche anima buona che sarà corsa ad avvertirlo. Ascoltami, Annesa: vedo la tua intenzione. Tu vuoi farti arrestare. Guardatene bene, se sai qualche cosa: sei una donna, sei fragile, finiranno col farti parlare.
— Ma voi... anche voi credete?...
— Io non so niente! Tutto il paese dice che Paulu ha bastonato il vecchio sino a farlo morire,