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18 | l’edera |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'edera (romanzo).djvu{{padleft:20|3|0]]chiata per quattro: donna Rachele mise un’altra posata, e l’ospite si avvicinò a zio Zua.
— Come va, come va? — gli domandò, guardandolo curiosamente.
Il vecchio ansava e con una mano si palpava il petto, sul quale teneva, appesa ad un cordoncino unto, una medaglia al valor militare.
— Male, male — rispose, guardando fisso l’ospite, che non aveva subito riconosciuto. — Ah, sei tu, Ballore Spanu. Ti riconosco benissimo, ora. E le tue sorelle hanno preso marito?
— Finora no, — rispose l’uomo, un po’ seccato per questa domanda.
In quel momento i due nonni rientrarono, trascinandosi dietro le sedie, e si misero a tavola, assieme con l’ospite, donna Rachele e la bimba.
— Questa è la figlia di Paulu?- domandò l’uomo, guardando Rosa. — Egli ha questa sola bambina? Non pensa a riprender moglie?
— Oh, no, — rispose donna Rachele, con un sorriso triste. — Egli è stato troppo sfortunato la prima volta; per ora non pensa affatto al matrimonio. Sì, questa è la sua unica bambina. Ma serviti, Ballore, tu non mangi niente? Prendi questa trota, vedi, questa.
— E il vostro parroco, quel vecchio prete che una volta subì una grassazione, è vivo ancora? domandò ziu Cosimu.
— Altro se vive! È vegeto, anche...
Mentre così chiacchieravano, udirono picchiare al portone.