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l’edera 211

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'edera (romanzo).djvu{{padleft:213|3|0]]a ieri sera ho avuto paura... sono una debole donna, prete Virdis, mi perdoni. Stanotte però ho pensato bene ai casi miei... e sarei, ritornata in paese, se zio Castigu non mi avesse detto di non muovermi dal luogo ove ero nascosta... Voglio presentarmi alla giustizia, giacchè vogliono arrestare anche me.

— Raccontami ogni cosa, per filo e per segno, — pregò il vecchio prete; — raccontami tutto.

Ella raccontò come era fuggita.

— Non questo solo. Raccontami come è avvenuta la morte del vecchio.

— Ma ella lo sa già...

— Non importa. Racconta.

Ella riprese a parlare, con la sua voce assonnata e fredda: ripetè quanto aveva detto ai suoi « benefattori ».

— Questa è la pura verità. La mia colpa è di non aver subito chiamato, appena il vecchio è morto...

Prete Virdis ascoltava e respirava forte, quasi ansando. Ella non lo guardava, ma sentiva quel respiro d’uomo stanco, e le pareva che egli s’interessasse poco a ciò che ella diceva.

— Tu non dici la verità, Annesa, — egli disse finalmente, senza muoversi, con le spalle e la testa sempre appoggiate al muro. — Ed io sono qui per sentire la verità, non per altro.

Ella non rispose.

— Sentimi, Annesa. Io non sono nè un giudice nè un confessore. Il giudice saprà farti dire

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