< Pagina:L'edera (romanzo).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

l’edera 45

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'edera (romanzo).djvu{{padleft:47|3|0]]

— Ingrata, sfacciata, mantenuta per l’anima.[1]

Ella, che amava Gantine perchè rassomigliava a Paulu, così come si ama il fuoco perchè ricorda il sole, piangeva, taceva e lavorava. Era diventata davvero la serva di casa; ma anche donna Rachele lavorava, pregava e taceva.

In quel tempo Paulu si ammogliò. La sposa era una fanciulla nobile, bella, ma povera e malaticcia. Per un anno i due sposi vissero felici; donna Kallina era buona e rendeva buoni tutti quelli che l’avvicinavano. Il marito parve diventare un altro; ma dopo la nascita di una bambina dalla testa enorme, la giovine sposa ammalò gravemente.

Don Paulu la condusse a Cagliari, a Sassari, nel continente; ma donna Kallina morì e un’altra tanca fu venduta.

La casa divenne triste, solitaria; i mendicanti non insistevano più, come prima, per ottenere l’elemosina; gli ospiti si fecero rari.

Don Simone sorrideva sempre, ma con tristezza; e ripeteva che bisogna rassegnarsi a lasciar passare trenta giorni per un mese, ma borbottava perchè la gente non credeva più in Dio e perciò commetteva il male.

Zio Cosimu Damianu, con la piccola Rosa fra le braccia, conveniva che il timor di Dio è un gran freno contro il male, ma difendeva gli errori e le debolezze umane: gli uomini sono nati per il peccato. E la bimba, vivente risultato di molte de-

  1. Allevata per carità.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.