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72 | l’edera |
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Gantine la raggiunse: le si mise a fianco, la guardò fisso.
— Anna, — le disse, quasi supplichevole, — non essere così sdegnata. Perdonami, Anna, l’ho fatto per il tuo bene. Tu sai che le donne non entrano là, dove sono gli uomini, o v’entrano coi loro mariti, coi loro fratelli.
— Io sono entrata con don Paulu.
— Ebbene, egli appunto non è tuo marito, non è tuo fratello — riprese il giovine sospirando. — I miei amici vi hanno veduti assieme e hanno mormorato. La gente è maliziosa, Anna!
— Questa è nuova — ella esclamò con sarcasmo. E affrettò di nuovo il passo, trascinandosi dietro la bimba pesante. Svoltarono, si ritrovarono presso il venditore di torrone. Più in là l’ospite povero, esponeva le sue briglie ed i suoi sproni sopra una bisaccia distesa per terra come un tappeto. Vedendo Gantine, egli sorrise e fece addio con la mano.
— Ebbene, — disse il giovine servo avvicinandosi, — avresti per caso una briglia per una puledra indomita?
Ed entrambi guardarono Annesa e risero.
— Anna, — pregò poi Gantine, — mi permetti di offrirti una libbra di torrone?
— Le puledre non mangiano torrone, — ella rispose, rassicurata.
Gantine disse qualche altra parola, ma la sua voce fu coperta dal rumore assordante del tamburo che risuonò quasi lugubre nell’improvviso silenzio della folla.