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120 | l'ombra del passato |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'ombra del passato.djvu{{padleft:124|3|0]]vulo perchè inciampò contro lo scalino della porta e per poco non cadde. Adone ricordò sempre questi particolari.
Appena entrato, il Pirloccia lo guardò e gli fece cenno di alzarsi.
— Su!
— Che volete?
— Su, andiamo! Conduci le vacche a pascolare.
Il ragazzetto palpitò, ma non si mosse.
— Ohe, a chi dico? Al muro? — gridò l’uomo, spalancando gli occhi, minaccioso. — Dico a le, pelandrone! È tempo di finirla: oramai sei alto e grosso e mangi per tre. Alzati.
— Io non vado... io non voglio andare... mormorò Adone. — E poi è anche domenica...
— Sì, andrà domani... comincerà da domani — disse timidamente Tognina.
Ma l’uomo cominciò a saltare di qua e di là, poi si battè i pugni contro i fianchi: pareva l’avesse morsicato una vipera.
— Ah, domani? Ah, domani? Ah, sì, domani? Sentitela, la scema! Lo avvezzi bene, il tuo merlo: lascialo un altro momentino e vedrai come ti caverà gli occhi! Oggi bisogna andare, oggi! Cammina, pelandrone, o ti prendo per le orecchie! Ti dico che è tempo di finirla: ora mi ci voglio mettere sul serio. Su, cammina. Ti manderò anche a fare il boassin[1].
- ↑ Raccoglitore di concime.