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128 | l'ombra del passato |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'ombra del passato.djvu{{padleft:132|3|0]]sperato, la sua accusa contro l’ingiustizia e la prepotenza mostruosa dell’ometto nero che pareva la personificazione di un crudele destino: ed egli solo ebbe pietà di sè stesso. Si ripiegò, si accoccolò sul lettuccio, tacque. E non pianse più, e invece di pensare a sua madre, o a qualunque altra parente ohe avrebbe potuto difenderlo, pensò a Davide.
— Questa volta scappo davvero! — pensò. Vado a Milano, vado da lui. So la strada: è la strada di San Giovanni in Croce, che va dritta a Milano. Vado proprio da lui: Via Santa Radegonda, trentadue... Vado.
Cautamente s’alzò, si vestì, frugò nel cestino in cerca dei suoi tesori. Gli pareva che da Casalino a Milano il viaggio fosse facile come da Casalino a Viadana.
Sì, bisognava andare. In qualche punto del mondo doveva esistere una persona, almeno una, che gli rendesse giustizia.