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134 | l'ombra del passato |
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— Pazienza, Santo Dio! Lasciami respirare.
Si curvò, guardò nella cesta che ora sfiorava davvero il suolo, vi introdusse una mano: poi prese un fagottino dal carretto e s’avvicinò alla siepe. Vide Adone e subito gli domandò:
— Ci vuol molto per arrivare a Casale?
— Eh!... — egli rispose stendendo il braccio, come per dire: ce ne vuole, ancora!
— Santo Dio, Santo Dio! — sospirò la donna, sedendosi accanto al fanciullo. La bambina le si gettò addosso, inginocchiandosi sull’orlo delle vesti di lei, e stese le mani al fagottino.
Era affamata, si vedeva: per alcuni istanti non badò ad altro che al pezzo di pane che sua madre le diede: potevano offrirle un regno, non se ne sarebbe curata. Anche la donna cominciò a mangiare; prese il fagottino su una mano e lo porse al fanciullo:
— Vuoi partecipare?
Egli arrossì fino alle lagrime, intenerito per quest’attenzione. Dio! Come era affamata anche la donna: eppure come sembrava buona!
Egli si mise a sedere e disse, toccando il suo fagottino:
— Ho anch’io da mangiare, ecco. Ho già mangiato.
La bambina parve svegliarsi da un sogno.
— Che ci hai, lì? — domandò additando il fagottino.
Veramente a lui non piacque molto questa sfacciataggine: tuttavia slegò il fagottino e senza parlare fece vedere le sue provviste. La ragazzetta