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138 l'ombra del passato

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Caterina, improvvisamente diventata selvaggia, lo spinse in là.

— Nch, son miei! — gridò, minacciosa. — Non toccarli!

— Chi te li tocca?

— Sì, son miei! Li ho rubati io!

— Brava, allora! — gridò Adone.

— Bè, non toccarli: lasciali stare! Son miei!

La vedova si alzò e disse:

— Caterina, andiamo.

Adone le diede altre indicazioni sulla strada da percorrere per arrivare a Casale. E mentre la vedova si disponeva a partire, le disse, dopo una lunga esitazione:

— A Marco dite che io vado da Davide Del Nin, via Santa Radegonda trentadue, Milano. Se mi scrive, sarò là.

La vedova non indagò oltre. Sollevò le stanghe del carrettino con quelle sue grosse mani, ove pareva si fosse accumulata tutta la forza del suo corpo meschino, e partì.

Anche Adone riprese la sua via.

Già egli vedeva in lontananza le case di San Giovanni, quando alle sue spalle udì il roteare d’un carrozzino.

Si volse e nel carrozzino vide il Pirloccia.

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