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l'ombra del passato | 143 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'ombra del passato.djvu{{padleft:147|3|0]]Quando? Come? Non sapeva... non sapeva... ma era certo che un giorno, o una sera, sarebbe fuggito come fuggiva la luna per le vie del cielo. Le sue idee si confondevano: egli sbadigliava, chiudeva gli occhi e teneva stretto stretto sotto il braccio il suo fagottino, entro il quale un uovo s’era bell’e rotto e aveva macchiato di giallo il tovagliuolino.
Il sonno lo vinceva: ma egli aveva paura di addormentarsi, così vicino al Pirloccia. Oh, no! oh, no! E riapriva gli occhi, e vedeva la luna sempre più pallida e piccola, che saliva, saliva: poi vide anche la stella della sera, grande e luminosa, che tramontava dietro i pioppi della strada. Anche la stella fuggiva, andava verso un luogo ignoto.
A un tratto, dopo aver attraversato Casalmaggiore, Pirloccia disse come fra sè:
— Han fatto presto, quelle due rane!
Adone aprì finalmente la bocca, scuotendosi dalla sonnolenza che lo vinceva!
— Chi? Le cestaje?
L’ometto sferzò il cavallo e non rispose. Ma Adone pensò che il Pirloccia doveva aver incontrato la vedova e la bambina, e doveva aver saputo da loro che un ragazzetto con un fagottino si dirigeva verso Milano, verso la casa di Davide Del Nin, via Santa Radegonda, ecc.
— Ecco, sì: egli ha paura che io vada da Davide! — egli concluse, con la sua meravigliosa astuzia.