Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
150 | l'ombra del passato |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'ombra del passato.djvu{{padleft:154|3|0]]E lei se le ha prese in casa. La zia Barberina è una matta, tu lo sai.
— Una matta?... Davvero?
— Sembra un uomo: ha il cappello, il bastone, la pipa: e una voce terribile. Ma sa tante storie bellissime: quella del Caval Rundello è tanto lunga che ci vogliono tre notti per contarla.
— Ah! — disse Adone pensieroso. — È quella donna col bastone? Sì, la conosco. Senti, è ricca?
— Pufff!.. — soffiò Marco. — Chi, ricca la zia Suppèi? Ha un corno. Vendeva zoccoli, quando era giovane. Ma ha un figlio in America, sì, Giorgio, che le manda sempre denari.
E il ragazzetto si mise a gridare, imitando la voce della vecchia:
— Suppèi! Suppèi[1] belli e forti! — Poi aggiunse: — Sì, quando sarò grande anch’io andrò in America. Così vedrò il mare. Sai com’è il mare?
— Il mare? Altro! — disse Adone.
— No, vedi, tu non lo sai. Tu una volta hai detto che il mare è come il Po. Invece no, non è così.
Presero a discutere, come al solito. Ma Adone pensava alle donne che abitavano nella casetta rossa, e benchè fosse tardi volle riaccompagnare Marco fino al viottolo.
Caterina non c’era più. Egli guardò curiosamente per una finestruola socchiusa, e vide una stanzetta melanconica, con un tavolo di noce in
- ↑ Zoccoli.