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l'ombra del passato | 15 |
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I due uomini e il ragazzetto salirono sull’argine, ridiscesero verso la riva del Po. In quel punto e in quei tempi il fiume, allargato dallo sbocco della Parma, sembrava un lago, tutto azzurro e oro fra le rive coperte di boschi.
La barca era pronta. Il vecchio Pigoss, il portinèr[1], aspettava col remo in mano. Col suo piccolo viso nero, i capelli argentei, gli occhietti d’un azzurro cangiante come quello del fiume, il vecchietto aveva un’aria beffarda e dolce nel medesimo tempo. Pareva un essere superiore; ricordava certi marinai, certi pescatori, figli delle acque, che sentono pietà e disprezzo per i contadini figli della terra.
Adone gli sorrise, come ad un amico della sua età, e appena tutti furono in barca, e i due barcajuoli cominciarono a puntare i remi sulla sabbia, spingendo il piccolo legno verso la corrente, egli supplicò:
— Pigoss, raccontami la storia del paese che è sotto il fiume.
— Va là, bello, un’altra volta! — disse il vecchietto, che a sua volta desiderava sapere dal sor Carlino una storia meravigliosa.
— Com’è grande, Roma? È circondata dal mare? La va per mare, lei?
— Ce ne vuole! Il mare è lontano. C’è però il fiume, il Tevere.
— È navigabile?
- ↑ Barcajuolo cho tiene il porto.