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l'ombra del passato 341

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'ombra del passato.djvu{{padleft:345|3|0]]operare con prudenza. Il tempo è maestro e padrone.

Egli lo sapeva già. E meditando sulle cose imprevedute che potevano accadere, egli pensò di nuovo al domani...

Prima dell’alba si svegliò. La giornata gli parve umida, quasi fredda: forse la gita verrebbe sospesa. La luce dell’alba rischiarava il soffitto basso e rozzo della cameraccia impregnata d’un odore vegetale come un orto chiuso: negli angoli in penombra le zucche color d’oro parevano mucchi di brage; e i manichi di scope, appoggiati alla parete, davano l’idea che molti vecchioni fossero passati lassù, dimenticandovi ciascuno il proprio bastone!

Adone si guardò attorno con tristezza: sentiva in bocca un sapore amaro, come uno che la sera prima s’è ubbriacato. E pensò ancora a Maddalena, ma con rancore. Ella era chiusa in una camera azzurra e tiepida, come devono essere le camere delle fanciulle ricche; oppure in una sala antica, ornata di arazzi, come egli immaginava ancora le sale del palazzo Dargenti. Egli si svegliava fra le zucche e i bastoni. Egli non invidiava Maddalena e non la riteneva felice perchè il letto di lei era coperto di seta; ma non le perdonava di aver turbato la pace della sua coscienza.

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