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l'ombra del passato | 85 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'ombra del passato.djvu{{padleft:89|3|0]]nella cameraccia, si spogliò, rimise nella cesta il misterioso involtino.
Il bambino di Carissima strillava disperatamente, solo nella camera degli sposi. Adone ne sentì pietà: ricordava la disperazione provata nella solitudine dell’isola. Scese, entrò nella camera di Carissima e cercò al buio la cesta ove stava il bambino.
— Taci, taci, — disse, toccando un visino molle e caldo; e il bambino tacque, succhiando un dito della mano che lo accarezzava.
Adone lo prese fra le braccia, e a tastoni, piano piano, ritornò giù.
— Sai che devo andare? — confidò al marmocchio. — Sono invitato a cena: sì, sì, sai da chi? Non te lo voglio dire.
Il bambino non se ne preoccupava: non vedendo la madre ricominciò a strillare, finche la sarta, che era andata dal cordaio, non corse e sgridò il ragazzo. Ma Adone era così felice che niente, quella sera, poteva offenderlo.
— E prenditelo, toh, — disse, rimettendo il bambino fra le braccia della madre. — Io vado a cena da Davide. Abbiamo pescato trenta pesci, grossi così.
— Che dici, bugiardo? Quale Davide?
— Davide del Nin, — egli gridò.
C’era forse un altro Davide al mondo, tranne quello della Storia sacra?
— Ah, quel matto! — disse Carissima.
Egli uscì, senza domandare il permesso alla zia, e tornò dai vicini. Davide aiutava la matrigna a