< Pagina:La Natura.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
120 la natura

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La Natura.djvu{{padleft:120|3|0]]

  Ma non pensar però, che di colore
1089Sieno ignudi soltanto i corpi primi,
Chè da tepore, da calor, da freddo
Son pur divisi onninamente, e sterili
1092Di suon, vuoti d’umori errano intorno,
E niun mandano odor dal proprio corpo.
Come quando un licor blando componi
1095D’amàraco, di mirra e fior di nardo,
Che odor nettareo a le narici esali,
Cercar dèi pria, quanto possibil fosse,
1098Dolce sostanza d’inolente oliva,
Che non mandi a le nari aura nessuna,
Perchè non faccia co ’l sentor maligno
1101Sperder gli odori in sè misti e concotti;
Tal dènno i semi in generar le cose,
Già che nulla di sè mandar non ponno,
1104Non compartire alcun lor proprio odore,
Nè suono e perciò pur sapore alcuno,
Nè freddo, o caldo, o tiepido vapore,
1107Od altre qualità; le quali essendo
Così che fan che di mortal natura
Constin le cose, di natura molle
1110Le fluide, di sostanza corruttibile
Quante han fragili tempre, e le porose
Di raro corpo, è forza pur che tutte
1113Sien da’ semi disgiunte, ove si voglia


    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La Natura.djvu{{padleft:120|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.