< Pagina:La Natura.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
250 la natura

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La Natura.djvu{{padleft:250|3|0]]

1446Usata tutto dì beve il sudore
Di Venere; che mitre e dïademi
L’onorato diventa asse paterno,
1449[M.]Ed in pallj talora e in Alidensi,
O Cee splendide stole anche si cangia;
S’imbandiscon conviti ampj, di dapi
1452[M.]Ricchi e di vesti; s’apparecchian giochi;
Nappi frequenti e fior’, serti e profumi;
Tutto invan: già che ognor di mezzo al fonte
1455Di sì fatti piaceri un che d’amaro
Sorge, che pur tra’ fiori ange l’amante,
O perchè, conscio d’ozïar la vita
1458E in case infami scioperar sè stesso,
L’animo gli rimorde; o perchè un motto,
Che lanciò la sua donna, in dubbio il lascia,
1461E qual foco nel cor cupido affisso
Gli si ravviva; o perchè infin gli sembra
Che troppo ella qua e là giochi d’occhiate,
1464E guardi un altro, e d’un furtivo riso
Le tracce accusatrici abbia nel volto.
  E in un costante e assai felice amore
1467Questi mali tu trovi; in un avverso
E disperato poi sono infiniti
Quei che veder si ponno anche a chiusi occhi.
1470Sì che meglio è star pria vigile e accorto,
Come insegnai, per non cader nel laccio;
Perchè in amor non è tanto difficile


    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La Natura.djvu{{padleft:250|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.