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libro sesto 401

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Fra tanta sordidezza alfin perire.
Tutti in oltre de’ Numi i tempj santi
1707Pieni di corpi esangui avea la morte;
Di cadaveri carchi eran dovunque
I santuarj de’ Celesti, in cui
1710Messi aveano i custodi ospiti a monti.
Poichè de’ Numi al culto e a la divina
Maestà non s’avea più gran riguardo:
1713Il presente dolor tutto vincea.
Nè più ne la città vigea quel rito
Di sepolture, onde quel popol pio
1716D’inumar sempre i morti ebbe costume:
Ognun confuso trepidava, ognuno,
[M.]Come l’istante consigliava, i suoi
1719Componea mestamente entro la fossa.
Molti l’inopia e i repentini eventi
Persüasero allora orridi fatti:
1722Poneano a gran clamor sugli ammassati
Roghi degli altri i lor congiunti; sotto
Vi gittavan le faci, e spesso in zuffa
1725Molto sangue spargeano anzi che contro
Ogni dovere abbandonar gli estinti.



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