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libro primo 57

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897De’ nostri sensi esser può mai più certo,
Perchè notar si possa il falso e il vero?
Poi che inoltre costui toglie ogni cosa
900E lasciar sola vuol questa natura
D’ardor, più tosto che negare il fuoco,
Mentre di tutto l’esistenza ammette?
903Dir questo o quello appar demenza uguale.
  Però quei che pensâro essere il foco
Materia d’ogni cosa, e l’universo
906Composto esser di foco, e quei che l’aere
Disser principio a generar le cose,
E quanti mai stimâr che per sè possa
909Formar l’acqua ogni cosa, o ver la terra
Tutto creare e cangiar tutto in tutto,
Par che di lunga mano errin dal vero.
912Aggiungi anche color, che, disposando
A l’aria il foco, al liquido la terra,
Accoppian gli elementi, e quei che pensano
915Che sol da quattro cose il tutto cresca,
[M.]Ciò son: l’aria, la terra, il foco e l’acqua.
L’agrigentino Empedocle è di questi
918Tra’ primi; lui ne le trinacrie sponde
L’isola generò, cui l’Jonio mare
Fluïtando ognintorno in ampj giri,
921Co ’l sale de le glauche onde cosperge,
E rapido ondeggiando in varco angusto,
Dal fin di lei le rive itale pàrte.


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