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Mali della vita.
ECCLESIASTE, 5. Varii consigli pratici.sati i quali non hanno alcun consolatore, nh forza da potere scampar dalle mani de’ loro oppressatori; non hanno, dico, alcun consolatore.
Onde io pregio i morti, che gi^ son
morti, più che i viventi, die sono in vita fino ad ora".
Anzi più felice che gli uni, e che gli
altri, giudico colui che lino ad ora non e stato; il qual non ha vedute le opere malvage che si fanno sotto il sole.
Oltre a cio, ho veduto che in ogni
fatica, e in ogni opera ben fatta, l’uomo 6 invidiato dal suo prossimo. Cib ancora e vanita, e tormento di spirito.
Lo stolto piega le mani, e ntangia la
sua carne, dicendo:
Meglio e una menata con riposo, che
amendue i pugni pieni con travaglio, e con tormento di spirito *.
Ma di nuovo ho veduta un’altra
vanitk sotto il sole..
Vi e tale, che e solo, e non ha alcun
secondo; ed anche non ha figliuoli, ne fratello, e pure egli si affatica senza fine, ed anche F occhio suo non e giammai sazio di ricchezze "; e non pensa: Per chi mi aff’atico, e privo la mia persona di bene? Questo ancora ^ vanity, e un mal affare.
Due vagliono meglio che un solo; conciossiache
essi abbiano un buon premio della lor fatica;
Perciocche, se l’uno cade, l’altro
rileva il suo compagno; ma guai a chi h solo! perciocche se cade, non vi e alcun secondo per rilevarlo.
Oltre a ci6, se due dormono insieme,
si riscalderanno; ma un solo come potrkegli riscaldarsi?
E se alcuno’ fa forza all’uno, i due
§11 resisteraniio; anche il cordone a tre li non si rompe prestamente.
Meglio vale il fanciuMo povero e
savio, che il re vecchio e stolto, il qual non sa più essere ammonito.
Perciocche tale esce di carcere, per
regnare: tale altresi, che ^ nato nel suo reame, diventa povero.
Io ho veduto che tutti i viventi sotto
il sole vanno’ col fanciullo, che e la seconda persona, che ha da, succedere al re,
Tutto il popolo senza fine va con lui,
come aveanofatto tutti coloro’ ch’erano stati davanti a loro; quelli eziandlo che verranno appresso, non si rallogreranno di lui. Certo, questo ancora e vanita, e tormento di spirito. Varii consigli pratici. K GUAEDA il tuopie, quando tu ah^ drai nella Casa di Dio’=’; e appressati per ascoltare, anzi che per dar quello che danno gli stolti, cioe, sacrificio^; perciocche essi, facendo male, non pero se ne avveggono.
Non esser precipitoso nel tuo parlare,
e il tuo cuore non si afFretti di proferire alcuna parola nel cospetto di Dio/; perciocche Iddio e nel cielo, e tu seiin terra; per6 sieno le tue parole poche;
Perciocche dalla moltitudine delle occupazioni
procede il sogno, e dalla moltitudine delle parole procede la voce stolta.
Quando avrai votato a Dio alcun voto,
non indugiare di adempierlo ^; perciocche gli stolti non gli son punto grati; adempi ci6 che avrai votato.
MegliO’ ^ che tu non voti, che se tu
voti, e non adempi’*.
Non recai" la tua bocca a far peccar la
tua persona; e non dire davanti all’Angelo che h stato errore; perchè si adirerebbe Iddio per la tua voce, e dissiperebbe r opera delle tue mani?
Certo, in moltitudme di sogni vi sono
ancora delle vanita assai; cosi ancora re ne son molte in molte parole: ma tu, temi Iddio.
Se tu vedi nella provincia l’oppression
del povero, e la ruberla del giudicio e della giustizia, non maravigliarti di questa cosa; perciocche vi e uno Eccelso di sopra all’eccelso, che vi prende guardia*; anzi, vi sono degli eccelsi sopra essi tutti.
Ora la terra ^ la più protittevole di
tutte r altre cose; il re stesso t sottoposto al campo. Osnervazioni suW egoismo e sulV avarizia.
Chi ama l’argento non e saziato con
r argento; e chi ama i gran tesori e senza rendita. Anche questo e vanita.
Dove s(Hi molti beni, sono anche
molti mangiatori di essi; e che pro ne torna al padrone di essi, salvo la vista degli occhi?
II sonno del lavoratore e dolce, poco
o assai ch’egli mangi; ma la sazietS del ricco non lo lascia dormire.
Vi 6 una mala doglia, la quale io ho
veduta sotto il sole, cioe: che vison delle ricchezze, conservate a’ lor padroni per lor male.
Ed esse ricchezze periscono per
maF aftare, si che se il padrone di esse ha generate un figliuolo, non gliene riman nulla in mano.
Un tale se ne torna ignudo, come 6
uscito del ventre di sua madre, andandosene come h venuto^; e non prende nulla della sua fatica, ch’egli se ne porti via nella mano.
Anche questo ^ una mala doglia;
conciossiache egli se ne vada come egli h ’ Giob. 3. 17, ecc. i Prov. 15. 16, 17. ’ 1 Giov. 2. 16. ^ Es..3. 5. /Mat. 6. 7. ^ Deut. 23. 21-23. * Fat. 5. 4. i Sal. 12. 5.
’ 1 Sam. 15. 22. Is. 1. 11, ecc.
’ Giob. 1. 21. 1 Tim, 6. 7.