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libro quarto 85

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E dei pungenti calabron discacciano;
255Quali escono ai campi, e dell’amato
Fiorito timo, e della molle rosa
Fan preda, e quale si ristà custode
Dell’alvear, se in ciel nembo minaccia,
Speculando dell’aere i cambiamenti,
260Ed ai pesi sobbarca delle stanche
Compagne, che riparano al coverto
Carche de’ fiori, onde si addensa e stipa
Il fusil miele, e tutte insieme han posa,
Ed insieme travaglio. Insigne all’ale
265Il Re d’auro fiammeggia, e in mezzo a quella
Accenna e vede ed ai lavori intende.
Voce corse non vera, a cui più fede
Acquistò fra gli stolti esperïenza
E veder torto, che non tutti gli anni
270Si fecondasse il sempreverde olivo,
E alternamente il primo avesse il frutto,
Ma sterile al secondo anno si stesse.
Spiacque a Pallade dea l’ingiusta nota,
E apertamente fe’ dimostro al vulgo,
275Siccome a negligenza imputar dee
Sua propria il giardinier questo difetto;
E che il generator sugo, che il frutto
Sulla migna conduce, altrove è volto
L’anno vegnente a rintegrar que’ rami


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