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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La favorita del Mahdi.djvu{{padleft:84|3|0]]— Mi chiamo Fit Debbeud, ma nel Dongola mi si conosce meglio per la Jena del Sudan. È probabile che tu oda questi nomi per la prima volta.
— Mi vanto di non aver mai udito questi nomi che puzzano da bandito a una giornata di cammino.
— Come sai tu che io sono un bandito? Sono lo sceicco di questi beduini.
— Per venire al campo, assalirmi a tradimento e portarmi via non bisogna essere che briganti o figli di quel cane di Mahdi. Queste piastre vuoi pel mio riscatto?
— Si vede che hai dello spirito, cane di un arabo. Voglio vedere se ne avrai altrettanto quando porrò sulla tua bruna pelle certe bestioline.
— Quale scopo hai per rapirmi? chiese sprezzantemente Abd-el-Kerim.
— Fra poco lo saprai, rispose lo sceicco.
Chiuse la bocca al prigioniero con un pugno che gli fe’ sanguinare i denti, poi rizzandosi sulla gobba del mahari gridò:
— Dritti alle ruine d’El-Garch, ragazzi miei.
La banda era allora giunta sul limitare delle grandi foreste del Bahr-el-Abiad, i cui alberi si curvavano con mille scricchiolii e con mille gemiti sotto i soffi del simun.
Fit Debbeud spinse il suo mahari sul sentieruzzo stretto e tortuoso e s’arrestò dinanzi a El Garch, le cui ruine si alzavano come fantasmi fra la profonda oscurità.
— Alto là! comandò egli, volgendosi verso la sua banda.
Fece inginocchiare il mahari con un semplice: khh! khh! sospirato, si gettò sulle spalle Abd-el-Kerim e dopo averlo avvolto strettamente nel suo taub lo consegnò ai suoi satelliti.
— Lo condurrete nel sotterraneo, gli disse. Se oppone resistenza torcetegli i polsi fino a snodarli.
Entrò nella sua tenda dove il greco sonnecchiava fra un monte di tappeti. Con un fischio lo fece saltare in piedi.