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— Come sta? — domandò, sottovoce, come nei passati convegni. — Agnese, — aggiunse dopo un momento di angoscioso silenzio, poiché lei non rispondeva, ma tremava tutta appoggiando le mani all’indietro sull’uscio per sostenersi, — bisogna essere forti.

Ma, come nel leggere il Vangelo sopra la fanciulla indemoniata, sentì il suono falso delle sue parole; e abbassò gli occhi, mentre lei sollevava i suoi smarriti ancora eppure sfolgoranti di sdegno e di gioia.

— Perchè è venuto, allora?

— Mi dissero che stava male.

Ella si drizzò, fiera, si tolse con le mani il velo dei capelli dal viso.

— Io sto bene, e non ho mandato nessuno a chiamarla.

— Lo so. Ed io sono venuto egualmente: non c’era ragione perchè non dovessi venire. E sono contento che la sua domestica abbia esagerato e che lei stia bene.

— No, — ella insisteva, mentr’egli parlava, — io non ho mandato a chiamarla

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