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Era una camera di serva, la sua: ella non aveva mai preteso di mutar sorte, contentandosi della ricchezza ch’era per lei l’esser madre del suo Paulo.

Passò nella camera di lui: bianca, col piccolo letto verginale, un tempo questa cameretta era ordinata e semplice come quella d’una fanciulla: egli amava la quiete, il silenzio, l’ordine, e teneva sempre i fiori sul tavolino da studio, davanti alla finestra; da qualche tempo però non si curava più di nulla; lasciava i cassetti aperti, i libri sulle sedie, e anche per terra.

Dall’acqua con cui s’era lavato prima di uscire, esalava un forte profumo di rosa: una veste di lui stava buttata lunga distesa per terra come un’ombra: l’ombra di lui caduto.

Quell’odore, quell’ombra, scossero di nuovo la madre dal suo avvilimento; sollevò con sdegno la veste caduta, e sentì di aver tanta forza da sollevare così anche lui. Poi mise un po’ d’ordine nella camera, camminando forte senza più darsi pena di smorzare il rumore delle sue scarpe

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