< Pagina:La madre (1920).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 79 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La madre (1920).djvu{{padleft:89|3|0]]

Era eguale, sì. Ed egli tornò a sollevarsi e cominciò a vestirsi: e a poco a poco si irrigidiva, si drizzava, entro la sua veste dura di guerriero.

Spalancò la finestra, sbattendo le palpebre contro la luce viva del cielo argenteo. I rovi del ciglione tremolavano tutti pieni di scintille e di canti di uccelli; il vento era cessato, e nell’aria pura vibravano i rintocchi della campana.

Quei rintocchi lo chiamavano: egli non vedeva più nulla delle cose esterne, sebbene cercasse di sfuggire alle sue cose interne; l’odore della sua camera gli dava un turbamento fisico; i ricordi lo pungevano tutto. Quei rintocchi lo chiamavano, ma egli non si decideva a lasciare la sua camera, e vi si aggirava quasi rabbiosamente: si avvicinò e tosto si allontanò dallo specchio: aveva un bel fuggire; l’immagine della donna gli stava dentro come la sua nello specchio; egli poteva! rompersi in mille pezzi; ogni pezzo l’avrebbe conservata intera.

Il secondo tocco della Messa insisteva,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.