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110 La maestrina degli operai

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:111|3|0]]in cuor suo, cercar di disonorarla nel proprio concetto, dandole i più sconci nomi del suo orribile linguaggio, godere a immaginarsi di percoterla e di avvilirla in presenza di tutti. Questo si vedeva nei suoi occhi biechi, che divampavano alle volte, biancheggiando come gli occhi d’una fiera, e dal modo con cui ribeveva l’aria, di tratto in tratto, con quella sua bocca senza labbra, come per rattenere uno scoppio — credeva lei — di dispetto e di rabbia. E a questo pensiero rabbrividiva, e lo scacciava, ma vi ricadeva, a suo malgrado.

Però, non essendo più aizzati da lui, i ragazzi si contennero un po’ meglio per alcune lezioni. La pietra dello scandalo era sempre il piccolo

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