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126 | La maestrina degli operai |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:127|3|0]]quanto dire di creature fra le quali e quelle praticate da loro, non ci fosse che la differenza del vestito e delle maniere; chè se un’altra ce ne fosse stata, doveva essere nelle prime un più raffinato pervertimento, una, benchè nascosta, più sfacciata corruzione dell’anima e della carne, prodotta dalla mollezza e dalla facilità maggiore della vita. Ma questa che aveva davanti correggeva alquanto le sue idee. Era la prima signora ch’egli vedeva da vicino e a suo agio, tutte le sere; la prima che gli discorresse sovente e che, in un certo senso, si curasse di lui; la prima di cui egli sentiva, per dir così, il soffio e il calore, e di cui poteva notare a suo agio, come in casa sua, per due lunghe ore tutti i giorni, ogni gesto,