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166 La maestrina degli operai

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:167|3|0]]uomini. Principiò, quando s’arrischiavano a qualche monelleria più sfacciata, a dire delle impertinenze fuor dei denti, a minacciare di saldare i conti all’uscita. E proprio sul viso nessuno osava di rispondergli; ma rispondevan tutti insieme facendo la voce sorda del cane rugliante o il rantolo dei gatti che fan le fusa; il che lo metteva fuor dei gangheri. Il più accanito era il piccolo Maggia, una buona stoffa di Saltafinestra futuro, capace d’affrontare anche un uomo. Doveva essere opera sua una strofetta in dialetto, che la Varetti gli udì cantare una sera coi suoi compagni, nella quale rimavano maestra e Saltafinestra a capo di due versi che la fecero arrossire. Ella si trovava in un impiccio penoso e difficile,

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