< Pagina:La maestrina degli operai.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

La maestrina degli operai 189

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:190|3|0]]questo la turbò a segno, che doveva far violenza sopra di sè prima di chiamarlo a leggere, e preparar quasi l’animo e i nervi a ricacciare il rossore che le sarebbe salito alla fronte, s’egli le avesse rivolto una domanda all’improvviso. E stava in continua ansietà che non le riuscisse una volta di nascondere il suo turbamento, perchè, senza dubbio, la scolaresca non l’avrebbe creduto effetto di timidità o di vergogna dei suoi sospetti, ma rivelazione d’amore. Per sua fortuna, una sera che essa più temeva, egli non venne, e non si fece più vedere a scuola per vari giorni.

Lo vide una mattina dalla finestra gironzare nel prato di là dal viale, col capo basso e con le mani in tasca, come chiuso nei suoi pensieri.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.