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190 | La maestrina degli operai |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:191|3|0]]Alcune ore dopo lo rivide ancora là, seduto sopra un mucchio di ghiaia, coi gomiti sulle ginocchia e i pugni sotto il mento, rivolto verso la scuola; ma così lontano che non ne potè distinguere il viso. La sera stessa, verso notte, passando davanti all’osteria della Gallina, sentì la sua voce roca e avvinazzata in mezzo a un gridìo assordante di giocatori di morra, e riseppe la mattina dopo dal cantoniere che s’eran picchiati ferocemente dopo la mezzanotte, lui e certi barabba di Torino, mettendo per aria l’osteria, donde perfino l’oste era fuggito; e si vedevano ancora per la strada dei brandelli di cravatte e delle ciocche di capelli, sparsi sulla neve. Si diceva anzi che il Muroni fosse a letto per una randellata. Infine, la