< Pagina:La maestrina degli operai.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

La maestrina degli operai 191

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:192|3|0]]mattina del terzo giorno, scendendo per la strada maestra, la Varetti lo vide a una cantonata, seduto sopra un paracarro, col cappello rovesciato indietro, col ciuffo tra gli occhi, con le mani nelle tasche dei calzoni, immobile e smorto, col mento insudiciato dal sugo nero d’un mozzicone di sigaro, che gli pendeva dalle labbra, e spettorato come in piena state. Guardandolo di sfuggita prima d’esser vista, gli lesse scritti sulla faccia tre giorni e tre notti d’ozio, d’alterchi, di gioco e d’ubbriacature, un abbrutimento che le strinse l’anima, e la fece rabbrividire, al solo pensiero di dover incontrare il suo sguardo. Non potendo tornare indietro, pensò di passar oltre senza voltare il capo; ma quando s’accorse ch’ei l’aveva

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.