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216 | La maestrina degli operai |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:217|3|0]]Io vorrei aver quella gloria e morire un’ora dopo!
La Varetti la lasciò ai suoi sogni, più triste di prima, e andò a cercare la Latti. La trovò che scriveva, davanti a una specie di altarino di ampolle e di scatolette di spezieria, e le cadevan le lacrime sul foglio. Essa non fece misteri. Sentiva da due giorni dei sintomi così sicuri della sua fine che s’era decisa a scrivere le sue disposizioni testamentarie. La Varetti sorrise allora per la prima volta nella giornata. Ma se il testamento era comico, la testatrice era spaventata e afflitta davvero, e la sua compagnia non le poteva giovare. Essa la lasciò e tornò nella propria camera, a contare il tempo quarto d’ora per quarto d’ora, ai rintocchi dell’orologio della chiesa.