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La maestrina degli operai 219

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XXIII.


Ma sul far della notte le rinacquero l’ansietà, la tristezza e la paura. Non poteva staccarsi dalla finestra, di dove guardava quel viale solitario, come per domandargli che cosa sarebbe accaduto quella sera sotto i suoi alberi, e le pareva di mal augurio quella nebbia folta che copriva ogni cosa, non lasciando che veder confusamente l’albero più vicino alla scuola. I rintocchi della campana che suonava le ore, lo strepito cupo delle macchine degli opifici, il suono lontano dell’officina del fabbro, la lanterna rossa della Gallina che ardeva in fondo come un occhio sanguigno, tutto le pareva tetro

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