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220 | La maestrina degli operai |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:221|3|0]]e minaccioso, e le rammentava quei paesaggi sinistri dei cartelloni dei mercati, dove eran dipinte quelle scene d’assassinio, che le facevano una così profonda impressione quand’era bambina. A una cert’ora sentì il bisogno d’andar a pregare. Non si mise che un cappuccio, attraversò il viale a passi furtivi, entrò nella chiesa e s’inginocchiò accanto a un pilastro. La chiesa era oscura: non luccicava che una lampada davanti all’altar maggiore: alcune donne erano inginocchiate qua e là: si sentiva in fondo il passo sonoro del sacrestano. Essa pregò, ricordò sua madre, invocò suo padre che le desse animo, e le parve che egli l’esaudisse. Pensò dopo ai tanti esempi di fortezza e di coraggio, tolti dalla religione e dalla storia,