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238 | La maestrina degli operai |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:239|3|0]]rendo davanti alla scuola e disparvero dietro la chiesa. La maestra sentì dei colpi secchi e sinistri come di randellate sopra un cranio; poi un grido altissimo, lamentoso, furibondo come il ruggito d’una belva trafitta: — Assassini! — poi altre grida affannose: — Via! — Alla larga! — e vide altre ombre passar di volo nella nebbia, sotto la sua finestra, ed altre un momento dopo, in cui le parve di distinguere i cappelli dei carabinieri. Poi non vide più nulla, e seguì un silenzio di morte. Allora si spiccò dal davanzale, senza pensare a chiudere i vetri, e barcollando e premendosi una mano sul cuore, corse al suo letto e vi si lasciò cadere, sfinita.
Un momento dopo sentì entrare la