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246 | La maestrina degli operai |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:247|3|0]]porgeva il crocifisso, vibrando i pugni per aria, trafelato, già preso dalla paralisi che gli levava il respiro. In un angolo, il grosso medico biondo si lavava tranquillamente le mani in un secchiolino. Per tutta la camera v’era un orribile disordine di coperte e di cenci sanguinosi. Il piccolo vecchio prete, con un’aria rassegnata, fra un tentativo e l’altro di far baciare la croce al morente, l’andava ripulendo con una mano dalla polvere che le si era attaccata sull’ammattonato, dove quegli l’aveva sbattuta con un manrovescio.
La maestra s’avvicinò arditamente al capezzale.
Appena la vide, il giocane si quetò tutt’a un tratto e le fissò in viso gli occhi già velati come da una sottilis-