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78 | La maestrina degli operai |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La maestrina degli operai.djvu{{padleft:79|3|0]]gazzo del secondo banco, che le aveva fatto una così trista impressione, ella capì dal modo come s’alzò e dal movimento di curiosità dei suoi compagni ch’egli doveva esser solito a provocar l’ilarità o lo scandalo nella classe, e avendo letto nell’elenco Pietro Maggia, gli domandò, con la speranza d’ingraziarselo un poco in quella maniera, se fosse parente dell’altro Maggia, quella specie di grosso bruto, ch’era nell’altra sezione.
— A l’è me barba (è mio zio), — rispose il ragazzo, con una smorfia buffa, che fece ridere i vicini. Lo zio, intento a scrivere con la sua chiave, non si voltò. E quegli cominciò a leggere con voce contraffatta, ch’era una sua valentia artistica, con cui imitava la voce d’un povero sciancato del