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libro sesto. 115

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45A cui s’apprende, di stordito in guisa
(Quasi che tutta conoscenza in lui
Dall’esser primo lo diparta) il vedi
Non più seguir la torma, e nell’ovile
Ristar quand’esce il gregge, immobil, mesto,
50Come non vegga e nulla senta. Il capo
Stranamente contorto ognor reclina
Ad una parte; irrequïeto e stolto
Talor si storce, come angoscia il prenda
Subitamente e un pizzicor segreto;
55E talor lieto ai pascoli ritorna
E festoso si mesce in fra i compagni.
Ma desiderio di salvezza, o speme
Non ti deluda; chè frequente il move
Ognor più spesso un palpito ansïoso
60Che intorno lo rigira e a cader sforza
Stramazzando; nè dato gli è di terra
Se non l’aiti di levarsi; e l’ire
Morte addoppiando, d’ogni senso il priva
Miseramente e della vita insieme.
65Nè lo scambiar giovò, movendo altrove,
Pascoli e stanza; e non giovò di pure
Onde lavacro, chè il seguia per tutto
L’indivisibil morbo ognor più crudo.

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