< Pagina:La pastorizia.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

libro primo 19

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La pastorizia.djvu{{padleft:28|3|0]]

Che, miei son, disse, i vostri campi, e questi
Novali: ite coloni, itene altrove.
  Se non che nuova legge ora li affida
430D’oltraggio, e il cieco error degli avi ammenda
L’età miglior, che a Palla e a Febo amica
Ed all'arti sorelle, ora dal bujo
Riesce alfin de’ prischi usi corrotti
Splendidamente, e il vero util discopre.
435Già l’alpi Giulie, i gioghi e le vallee
Del Tànaro sonante e della Stura
Copron candide torme; e invidïando
Il Gallico pastore a mirar scende
Le crescenti capanne e i nuovi armenti.
440Già del Lario felice e del Verbano
Bellissimo le rive, e il facil dorso
De’ colli Briantei, con la feconda
Partenopea contrada, accolgon lieti
L’alma Dea de’ pastori; e ricreando
445Nuovi al bisogno ed al piacer sostegni,
L’industrïoso artier suderà all’ago,
Al pettine, alla spola anco fra noi;
Nè mancipio vedrassi agli stranieri
Farsi Italia, cui tutti entro al suo grembo
450Tesori accolse liberal natura.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.