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libro secondo. | 27 |
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Fra la commessa rastrelliera e il muro
Verso terra inclinate escan diverse
Bene affermate spranghe, a cui per lungo
Della sporgente mangiatoja s’inchioda
120Per di dietro la sponda; e quella ancora
Al dinanzi s’inclini, e tutta sporga
Sè medesma all’agnel, perchè non resti
Cibo negletto al fondo, e il vase imiti
Che dal rostro pendente altrui si versa.
125Molto sparse alla cima apransi larghe
Ambe le sponde, e decrescendo in giuso
In picciol fondo si converta e chiuda.
Chè se per caso alcun la pecorella
Forse v’entrasse (come avvien se lieta
130A saltar prenda, o la vi adeschi amore
Di cibo, a cui famelica si stringe)
Mal vi stando co’ piè ritti, poltrendo
Non vi rimagna a lungo e il cibo insozzi.
Lievi cose parran queste ch’io spargo
135De’ bei fior d’Elicona, e in versi accolgo;
Ma non fia che il mio dir soverchio accusi
Il buon coltivator, che l’intelletto
Aprendo al vero manifesto, ei vede
Da piccioli precetti uscir gran frutto.