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libro terzo. 47

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Vestonsi d’erbe, e le sorgenti vene
Spongono al chiaro Sol limpidi argenti;
95Indi più a dietro ognor sorgendo altere,
Aspre d’eterno gelo alzan le fronti.
Ma freddi spechi, immensi erbosi piani,
E convalli dolcissime, e recessi
Di quete ombre, e cespugli, e’larghe macchie
100Spesseggiano d’intorno; esca all’armento,
E contro alla solar ferza inclemente
Sicuro asilo, ed alle piogge, e all’ira
Delle sassose grandini. Per lungo
Sentier qui giunto alfin (poiché gran tempo
105Sostò pascendo alla pianura, e molto
Per le falde cercò) pace consenta
Ai vagabondi lari; e a le raccolte
Greggi, ai veltri seguaci, ed a sè stesso
Di mezzo a la campagna erga il pastore
110Gli estivi alberghi. Allor, qual tra le piagge
Sorgon di Libia al mandrian Numida
Le paglierecce case, in sul pendio
Levisi un tetto; a cui le travi eccelse
E i frondosi comignoli e le sbarre
115Provvide il vicin bosco. Una capanna
Presso all’amato pecoril ricovri

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