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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La regina delle tenebre.djvu{{padleft:65|3|0]] fucilate di qua, fucilate di là. Dovemmo fuggire, ma uno dei nostri compagni restò in mano dei soldati, e rivelò i nostri nomi, il vile! Così io dovetti darmi alla campagna, e perchè la giustizia non mangiasse il mio avere, fin dai primi giorni vendetti tutto, e il denaro lo gettai entro una brocca, e la brocca la sotterrai. Poi fui preso.

— E il bottino? — chiese zio Chircu.

— Ah, quello mi servì per mangiare durante la latitanza. Ah, ma ti dico che erano bocconi amari, quelli — rispose il vecchio, sputando lontano. Poi domandò: — E la tua storia?

— Oh, — disse amaramente l’altro, — io pure ho derubato un uomo e l’ho ammazzato, come te. Con la differenza che questi delitti li pretesero loro, non li feci io.

— Ah, questo è ingiusto. Io l’ho veramente ammazzato, non c’è che dire. E me ne son dovuto pentire, perchè così ho perduto tutto.

— Ma non hai parenti? — domandò zio Chircu pensando alla brocca.

— Parenti all’inferno! Essi mi abbandonarono come un cane: restino anche loro come cani. —

Zio Chircu e zio Pietro strinsero dunque amicizia, che durò lunghissimi anni, confor-

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